Luogo: via Guglielmo Marconi
La chiesa è visitabile negli orari di apertura e in occasione delle funzioni religiose.
Luogo: via Guglielmo Marconi
La chiesa è visitabile negli orari di apertura e in occasione delle funzioni religiose.
La parrocchia di Nese origina quasi certamente intorno all’anno Mille e fin dalla sua costituzione apparteneva alla Pieve di Seriate. Alcune fonti storiche riferiscono che nel 1296 viene edificata, o ricostruita su preesistenze, la chiesa parrocchiale sotto il titolo di San Giorgio Martire e Santa Agnese. Possedeva un campanile, ricostruito nella forma attuale verso la fine del Cinquecento.
L’interno della chiesa cinquecentesca (in base alle fonti scritte) era in stile gotico, con due campate scandite da archi acuti a sostegno di una copertura lignea. Il presbiterio era voltato a crociera ed erano presenti tre altari dedicati a Sant’Agnese, Santa Maria e San Bernardo. Mancano i riferimenti al Santo patrono, San Giorgio Martire, che viene introdotto almeno a partire dal 1391.
Nel 1655 la chiesa viene riedificata aggiungendo due campate attraverso quattro archi a tutto sesto. Della fase precedente restano l’angusta sacrestia, il vecchio coro e l’antica Cappella dei Morti anche detta chiesetta del Crocifisso. Siamo a conoscenza della trasformazione grazie ai documenti d’archivio, tra cui una pianta sommaria della chiesa e una descrizione dettagliata datata 1670 a firma del parroco don Giuseppe Gritti. La chiesa seicentesca era decorata con stucchi e presentava una balaustra intarsiata tra presbiterio e navata. Le due cappelle ai lati del presbiterio, anch’esse decorate a stucco, erano dedicate al Santo Rosario e a Santa Agnese, mentre nell’aula vi erano due altari dedicati rispettivamente a Sant’Antonio da Padova e San Bernardo. Constatando la pericolosità del presbiterio, il 30 agosto 1660, viene concessa dal vice podestà di Bergamo al parroco l’autorizzazione a costruirne uno nuovo. Successivamente, nel 1732, fu ricostruita anche la sacrestia, ritenuta troppo umida e piccola per contenere le suppellettili sacre. Il progetto è dell’architetto Giovan Battista Caniana, l’iniziativa del parroco Taddeo Bravi.
L’aspetto attuale è differente rispetto alle descrizioni appena fornite perché tra il 1846 e il 1850 con Michele Acerbis come prevosto viene attuato un radicale rifacimento su progetto dell’architetto Giuseppe Berlendis. Il lavoro fu affidato a capomastri locali e vide la partecipazione dei parrocchiani. I più abbienti fornirono i materiali, i meno abbienti la manodopera. Durante la ricostruzione vennero reimpiegati gli altari, ora collocati simmetricamente ai lati della navata, e il coro ligneo barocco del 1663. Non subisce modifiche sostanziali la Chiesetta del Crocifisso, che resta addossata alla fiancata destra della chiesa. L’interno della chiesa è a navata unica, scandita sui due lati da semicolonne. Sul fondo si apre l’abside che accoglie l’altare maggiore con il tabernacolo sormontato da un tempietto a colonnine di stile neoclassico e la statua di Cristo. L’altare conserva importanti reliquari e ha il paliotto in bronzo raffigurante il martirio di San Giorgio. La volta della navata è decorata con dipinti incorniciati a stucco il cui tema è la vita di San Giorgio Martire. Ornati di stucchi sono anche il cornicione e le cornici dei quadri posti lungo le pareti. La parrocchiale fu consacrata nel 1886, prima della realizzazione dell’attuale facciata su progetto dell’architetto Luigi Angelini. I lavori risalgono infatti al 1933 e vedono la costruzione di un fronte monumentale interamente rivestito in lastre di marmo grigio, con portale e tre statue raffiguranti San Giorgio Martire, Santa Agnese e San Giovanni Battista. La chiesa è straordinariamente ricca di dipinti di valore, tra questi: La Madonna del Rosario opera del pittore lombardo Carlo Ceresa eseguita nel 1652; la Trinità e angeli conservata nell’altare di destra, opera dei primi del Seicento di Jacopo Negretti detto Palma il Giovane, nipote di Palma il Vecchio; il Compianto sul Cristo morto della controfacciata, opera di Pietro Zambelli (pittore alzanese dei primi del seicento) forse parente di Giovanni Zambelli, le cui opere sono conservate al Santuario del Grumasone e in Santa Maria della Pace. Nell’abside si ammira il Martirio di San Giorgio, tela molto consunta attribuita al pittore Giovanni Carobbio di Nembro e datata inizi Settecento.
Allestita come una piccola pinacoteca, oltre ai ritratti dei parroci, conserva esposte tele appartenute alle fasi costruttive precedenti e di altra provenienza. Da menzionare: la Madonna in trono e i Santissimi Narno Vescovo e Marco Evangelista a firma di Giovanni Paolo Cavagna; la Morte di San Giuseppe datata 1701, di Antonio Cifrondi. Completano l’arredamento della sacrestia due grandi armadi lignei settecenteschi e un bancone centrale ottocentesco che raccoglie i paramenti sacri. Sopra gli armadi sono collocate alcune statuette in legno raffiguranti personaggi della Crocifissione e Santi. Da alcuni documenti risulta che le statuette siano state realizzate ad inizio Settecento da un Caniana e che servissero per decorare un altare.
Affiancata alla parete destra si conserva la Chiesetta del Crocifisso, anche detta Chiesetta dei Morti. L’accesso avviene mediante una porta ricavata nella parete destra della navata della chiesa principale, ma anche attraverso un portale seicentesco in facciata. Nel 1575 San Carlo Borromeo è in visita apostolica e tiene traccia di quanto visto sul territorio. Nei suoi scritti non cita la cappella, ma descrive nella stessa posizione un portico con archi, pilastri di sostegno, muro di chiusura verso est e parete interna affrescata. Degli affreschi quattrocenteschi decritti da San Carlo Borromeo restano tracce in quella che è oggi una parete laterale. Sotto il portico era stato posizionato un altare sul quale spiccava l'effige del Cristo crocifisso e accanto vi erano le sepolture dei laici. A seguito della chiusura della porzione di portico con altare si è creata la chiesetta a navata unica con doppia campata e volte a crociera decorate con motivi ornamentali, provvista di una sorta di vestibolo nel cui pavimento si distinguono due pietre sepolcrali datate 1590 e 1473. La parete che divide la navata dal vestibolo presenta una porta fiancheggiata da due finestrelle che lasciano pensare che originariamente il vestibolo fosse stato a sua volta un portico aperto sull'esterno. A livello decorativo, al centro della parete di fondo della chiesetta vi è l'affresco, datato 1648, eseguito da Carlo Ceresa e raffigurante il Cristo in Croce adorato dalla Maddalena, mentre sulla parete del vestibolo vi è una tela della scuola del Tintoretto raffigurante l'Immacolata.
È interessante notare che Alzano, specie nei borghi collinari e montani, possiede diverse chiese dedicate ai Morti. Si tratta principalmente di edifici a navata unica con porta centrale e finestrelle laterali in facciata. Vengono dette dei morti per la presenza di ossari sotto il pavimento; sepolture secondarie dove venivano posti i resti dopo una prima deposizione in terra secondo la tradizione propria della cultura cristiana occidentale. Questi luoghi sono spesso associati ai morti di pandemia, come la peste e il colera. Ad Alzano le chiese associate al culto dei morti, oltre a quelle situate presso i cimiteri, sono: San Michele, il tempietto dei Morti di Valmanna, la chiesa di Nese adiacente a San Giorgio Martire, la chiesa della Santissima Trinità o dei morti ad Olera e a Monte di Nese.