Sotto al profilo amministrativo è importante la data del 1927, quando ben cinque comuni censuari furono accorpati per dare origine ad Alzano Lombardo, città che conta oltre 13 mila abitanti. Nello specifico: Alzano Maggiore (o di Sotto), Alzano Sopra, Nese, Olera, Monte di Nese.
La storia di Alzano origina dalla frequentazione delle valli orobiche, finalizzata allo sfruttamento delle risorse minerarie. I primi insediamenti seguono la direttrice che dalla località San Pietro si snoda verso Nese, Brumano, Olera e Monte di Nese, collegando la bassa valle Seriana con: la valle Brembana, i principali centri minerari e, ancora oltre, la Valtellina. Il percorso, articolato in sentieri e mulattiere, in epoca medievale era noto con il nome di “Via Mercatorum” e cade in disuso a seguito della creazione della Via Priula alla fine del XVI secolo.
Gli elementi a conferma della presenza di un impianto romano provengono principalmente da fonti scritte. Lo stesso nome Alzano potrebbe derivare dal nome di un colono, Altius, qui stabilitosi, o dalla Gens Alicia, o da Praedium alicianum (podere aliciano); da cui il nome Alicianum e quindi Alesano (documentato almeno dal 919 d.C.). Analogamente: Nese deriverebbe da Gens Anicia, quindi Anexia o Anesio; Olera, forse, da ollaria (Pietra Ollare, utilizzata per produrre vasellame); Brumano da Bromano, Bruma (nebbia o lungo inverno); località Agri da Ager (campo).
Gli anni che seguono la caduta dell’Impero Romano vedono il territorio organizzato in più centri abitati di piccole dimensioni, che si adeguano all’espansione ed alle esigenze dei popoli germanici stanziatisi in tutta la bergamasca. Un legame con i Franchi, invece, è forse da intendere nella fondazione della chiesa di San Martino Vescovo (Alzano Centro), culto da loro diffuso nel IX secolo. Compaiono tra X e XI secolo le denominazioni Alezano Superiore, oggi Alzano Sopra, e Alezano Inferiore, oggi Alzano Centro. Per il toponimo Alzano bisogna aspettare il 1263.
Alzano ottiene l’autonomia comunale verso il 1300 e per l’occasione viene edificata la prima sede delle adunanze amministrative, l’arengario o Palazzo della Ragione, oggi noto con il termine bergamasco Porteghet (portico). L’insegna comunale racchiude lo spirito del territorio: il giglio di Francia simboleggia la protezione offerta dagli Angioini ai guelfi e il cardo, o pettine da lana, fa onore all’allora fiorente attività laniera cittadina. L’affiliazione alla fazione guelfa portò il comune a scontrarsi con le ghibelline Nembro e Bergamo. Le fonti locali collocano in questa fase la costruzione di mura a protezione di Alzano Centro. Il sistema difensivo coinciderebbe con i terrapieni dalla muratura in ciottoli che si conservano presso San Pietro e lungo via Sottoripa, oggi via XXV Aprile. Sempre in località San Pietro sono in parte riconoscibili le torri cittadine. La cinta di Alzano, secondo le fonti scritte, era aperta in tre punti lungo le vie di collegamento con Ranica, Nese ed Alzano Sopra.
L’avvento della dominazione veneta (metà del Quattrocento) viene accolta favorevolmente. Sono gli anni in cui la parrocchia si svincola dalla pieve di Nembro, diventando autonoma. Attorno al Cinquecento la popolazione colonizza la parte montana, dando origine all’attuale struttura del borgo di Monte di Nese. Dall’altro, le famiglie più facoltose si spingono a sud, oltre il borgo di San Pietro, dando vita all’attuale centro di Alzano. Tra il 1627 e il 1630 carestie e peste riducono drasticamente il numero di abitanti e minano le attività produttive che rinascono, con nuovo slancio, tra la seconda metà del Seicento e l’avvio del secolo successivo. Dall’attività laniera, in crisi per effetto della concorrenza straniera, si passa alla filatura della seta ed alla produzione di carta. Le famiglie notabili, alcune delle quali iscritte nei libri della nobiltà veneta (Berlendis, Pelliccioli, Minelli), riformano le residenze in forme sontuose e lo sviluppo economico generale da inizio al processo di ricostruzione della basilica di San Martino, che porterà nei secoli all’assetto attuale.
Negli anni della Rivoluzione Francese, Alzano fa parte della Repubblica Cisalpina. La mappa del catasto Napoleonico (1812) è la prima raffigurazione completa dei borghi che compongono oggi Alzano e testimonia la presenza di: ampi caseggiati a corte, filande per la lavorazione della seta, piantagioni di gelsi (i “moroni”). Altro elemento evidente è la ricca presenza di acqua, fonte di forza motrice, convogliata nei due antichi canali artificiali denominati Roggia Serio o Seriola (del XII sec.), posta a monte, e Roggia Morla o Morlana (del XIII sec.), a valle. Tali canalizzazioni davano vita ad una presenza capillare di acqua nel tessuto urbano grazie ai “rini” (da rivo, piccolo canale), utilizzati per l’approvvigionamento e l’installazione di ruote idrauliche che azionavano magli, folli e mulini. Nel censimento catastale del 1812 la sola Alzano di Sotto contava 17 filande, 5 molini e 4 cartiere. Altre cartiere erano site in Alzano di Sopra, mentre a Nese erano attivi filatoi. I rini avevano tratti scoperti e tratti coperti e nel tempo sono stati chiusi o interrati; sono poche le testimonianze ancora visibili. Con la caduta di Napoleone Bergamo entra a far parte del Regno Lombardo Veneto e ad Alzano, in località Cava, prende alloggio nell’ex Palazzo Locatelli il Commissario Imperiale. Le località più importanti del tempo erano note come Cava, oggi Piazza Garibaldi, e Costa, oggi Piazza Italia, mentre i nomi delle strade richiamavano il contesto o la presenza di residenti facoltosi: Contrada dei frati, Contrada delle monache, Vicolo dei morti, Ad molini, Ad cartare, Sub ripa, Via al Serio, Contrada degli Aquilini, Vicolo Noli.
Con l’Unità d’Italia viene eletto il primo sindaco di Alzano, Filippo Donadoni, la sede comunale viene trasferita all’interno di Palazzo Pelliccioli e pongono le basi alcune delle ditte cardine dello sviluppo economico. Figure salienti del Novecento industriale alzanese furono l’ingegnere milanese Paolo Pigna, che accorpò, riformò e ampliò le antiche cartiere di località Sub ripa ed i fratelli Pesenti impegnati nella loro officina da cementi sita in Alzano Sopra. Sono queste le prime sedi delle Cartiere Paolo Pigna ed Italcementi. Nuove espansioni urbane colonizzarono le pendici delle colline e le aree site tra i diversi borghi attraverso la tipologia del villino unifamiliare. Nuove strade vennero tracciate, nuovi edifici pubblici vennero costruiti, nuove sontuose residenze presero forma per accogliere le famiglie dei nuovi industriali e della borghesia locale. Nel XX secolo sorgono via via nuove attività industriali, come la SACELIT o la Zerowatt, e l’espansione economica e urbanistica interrotta dalle guerre riprende a pieno ritmo portando alla definizione della Alzano contemporanea.